venerdì 27 maggio 2011

Sauna finlandese casalinga

Quando hai avuto una giornata intensa e stressante non c’è rimedio migliore che lavare via il malessere con una doccia bollente e profumata che disponga alle delizie della serata a venire. 
Salire le scale a fatica trascinando la pesante borsa, sfondare la porta a spallate e spogliarsi all'istante gettando gli abiti dove capita - pantaloni sul divano, mutande sul lampadario, calzini sul letto e camicia ‘ndo cojo cojo* - sono premessa necessaria all’imminente processo di rilassamento: la pelle è bollente e sudata, l’acqua nella doccia scorre e ti invita a farti accarezzare. 
Spalanchi le porte del box e ti tuffi vogliosa e…. 

L’ACQUA E’GELATAAAAA! 

Imprechi e ti annodi velocemente un asciugamano sul seno. Esci fuori dal balcone con la grazia di una furia e cominci a smanettare con la caldaia. La stronza ha deciso di mollarti sul più bello. Senza un biglietto d’addio o un preavviso, si è suicidata sopprimendo la centralina. 
E ti ritrovi così, seminuda, di fronte ad un’accozzaglia di metallo perfettamente inutile, spiazzata di fronte l’ineluttabilità di un periodo di merda che si completa di fronte l’unica prospettiva di una doccia gelida. 

Rientri mestamente trascinando le ciabattone. 

Rientri in doccia e apri l’acqua che, beffarda, ha una temperatura percepita di -4°C. Ti aspetti da un momento all'altro una pioggia di cubetti di ghiaccio. Provi a bagnarti. Cominci dai piedi sperando in una acclimatazione veloce. Arrivata alle caviglie ti senti già in difficoltà. Chiudi l’acqua ed esci dal box doccia. 

Adocchi un pacchetto di salviette detergenti. Provi a strofinarti con quelle. 

La prima sensazione è di freschezza, la seconda di profumo, la terza di presa per il culo: continui a sentirti sporca. 

Adotti il metodo classico da film western. Avete presente quando il cow-boy si lava le ascelle dentro l’abbeveratoio del cavallo? Ecco. Fai uguale ma senza cavallo. Meglio di niente. 

Resta però un problema grosso: i capelli. 

Metti sul fuoco un pentolone d’acqua a bollire. Male che va, ti farai un bel piatto di spaghetti alla carbonara. 

Quando l’acqua bolle la versi in un catino e aggiungi acqua fredda fino ad ottenerne un discreto quantitativo di acqua tiepida. Riempi il lavabo e ci ficchi la testa dentro. Ti senti come un gatto caduto nella boccia dei pesci rossi. Insaponi i capelli e li sciacqui con il bricchetto del latte che pesca dal catino l’acqua tiepida. Ti guardi furtivamente allo specchio. Abbassi gli occhi e ricacci la testa nel lavabo. Meno male che ti aspettava una doccia rilassante… 

…sono 3 giorni che va avanti così. Tre lunghissimi giorni. Per quanto mi sforzi di lavarmi, complice il caldo afoso, ho un vago odore di pecorino misto a mirra. 

Il tecnico della caldaia la tira per le lunghe. 

Potrebbe andare peggio di così??? 

Certo. 

Avete presente quel brufolino sul mento che vi spunta esattamente due giorni prima che vi arrivi il ciclo? 

Ecco. Avete capito.

*‘ndo cojo cojo: dove capita

giovedì 26 maggio 2011

Esaurimento scorte

Con quale unità di misura si determina la pazienza?
  • In secondi? Forse si potrebbe stimare come il tempo che si impiega a sbottare e fare una strage.
  • In metri? Forse si potrebbe misurare la distanza di sicurezza tra il proprio pugno e la faccia/cosa che ci fa andare di matto.
  • In litri? Forse si potrebbe calcolare come la quantità di gocce necessarie a far traboccare il famoso vaso (nel mio caso, un pitale).
  • In chilogrammi? Forse si potrebbe relazionare al peso corporeo e quindi alla forza di gravità che ci trattiene dall’alzarci e dare via ad un giorno di ordinaria follia;
  • In ampere? Forse si potrebbe valutare come l’intensità di corrente che innesca la scossa che ci fa passare dalla fase “mo reggo, mo reggo” a “mo t’accidoooo!!!”
  • In kelvin? Forse si potrebbe stimare la differenza di temperatura tra la fase di gelo, detta anche “la quiete prima della tempesta”, e la fase di incandescenza dell’ira piena.
Potrei continuare all’infinito.
In qualunque modo si misuri, sappiate che al momento usufruisco di un quantitativo di pazienza tendente allo zero. Resiste imperitura una briciolina di santità che mi impedisce di girare con mitra sparando all’impazzata. In questi giorni è accaduto di tutto. Pian piano, se il tempo  me lo concederà, vi racconterò tutto. Vi anticipo che:
  • Abbiamo fatto fuori Sfortunella, ergo sono rimasta solo io a subire Capodecapis, il Pescecane &co.;
  • Qualcuno, che non lavora con noi, ha proposto di richiamare Rolling stone. E’ evidente che la gente parla solo perché ha la bocca;
  • Devo sorbirmi, a turno, gli sfoghi di Sfortunella e Capodecapis che parlano male l'uno dell'altro;
  • La casa in cui vivo va a pezzi;
  • Mi sono persa nei vicoli d’un paesino antico e non riuscivo più ad uscirne;
  • Nonostante la bronchite non ho fatto un giorno di assenza al lavoro;
  • Anche Mastrolinda è andata. La nuova donna delle pulizie è inquietante;
  • Il vicino di casa, alias l’omino lucidatore, ci sta provando con la mia macchina;
  • La caldaia è morta e le docce gelate;
  • Il postino suona sempre due volte. E se non lo senti ti urla anche da fuori la porta;
  • Il commercialista ansioso, Dott. Precisix, mi chiama anche di notte;
  • La lavatrice allaga casa ad ogni lavaggio;
  • La mia famiglia fa le bizze come un impianto in corto;
  • Provo a seguire una dieta ma non riesco a raggiungerla;
  • Ho aperto una guerra feroce con le zanzare. Loro mozzicano me e io mozzico loro.

To be continued.

venerdì 20 maggio 2011

Presenze

E’ un po’ che non vi aggiorno sulle mie condizioni abitative. I questi giorni sono stata presa da altro, sto affrontando dei problemi lavorativi abbastanza importanti, una cosa tipo che la ditta ha ancora pochi anni di vita e  il mio contratto a tempo indeterminato potrò presto utilizzarlo per pulirmi il mio vetusto deretano nel momento del bisogno. Insomma robine così. Ma “ciancio alle bande” e parliamo di cose ben più interessanti: i miei vicini di casa.

Da quando vivo qui ho incontrato un solo essere vivente. Trattasi di omino di mezza età che trovo sempre accanto alla sua auto intento a lucidarla con una pezzetta 10x10. In qualsiasi momento io esca o rientri a casa o non c’è proprio o è intento a lucidare con un fazzoletto la sua macchina: una station wagon tutta scarrupata.
All’interno del palazzo, ne sono certa, vive almeno una donna. Lo so perché la sento urlare spesso il sabato e la domenica mattina. Urla certi bestemmioni da far tremare le pareti. Le risponde bofonchiando una voce maschile. Ignoro se sia l’omino dell’auto. Forse è la moglie che si arrabbia perché le sporca tutti i fazzoletti.
Un’altra presenza femminile, non so se sia la stessa dei bestemmioni, la sento la sera. Tutte le notti, infatti, c’è una coppia che ci da sotto alla grande: al culmine dell’attività amorosa si sente una donna che ansima forte: “HA HA HA!” seguita da un grugnito, mi pare, maschile. Mi chiedo dove trovino tutta ‘st’energia! Probabilmente, dato che non li ho mai visti, dormono durante il giorno e si risvegliano a notte solo per accoppiarsi come conigli. Oppure la mia fantasia corre troppo e trattasi solo di donna fortemente asmatica.
Il mistero regna sovrano. Soprattutto perché in casa sono l’unica a sentire l’attività notturna e ad aver visto l’omino lucidatore.
Gli altri cominciano a sospettare che presto comincerò a vedere conigli rosa saltare sul divano e puffi blu nel frigo.
Io so solo che sono due mesi che vivo qui e l’omino, la donna ansimante e quella bestemmiatrice sono le uniche presenze  che ho percepito. Nei telefilm ammmericani, ad ogni trasloco (gli ammmericani traslocano sempre), ci sono dei vicini divertenti e affiatati, di solito il dirimpettaio è un single bello, ricco e simpatico.  Io abito in una casa di fantasmi…
Certo, meglio così, che essere la vicina di Ted Bundy.

venerdì 13 maggio 2011

Alla ricerca del post scomparso

Ieri, o l'altro ieri, non ricordo bene, avevo scritto un post. Era una delle solite scemenze, un episodio tragicomico tra me e il mio capo. Ho scritto il post, ho scelto le foto e l'ho pubblicato. Peccato che oggi il post non ci sia più. Che cavolo di fine ha fatto????

giovedì 12 maggio 2011

Le parole che non ti ho detto...

Un giorno qualunque. Un posto qualunque

“Buongiorno Capodecapis”
“uhmpf… ‘giorno.”
“Tutto bene?”
“Bene un cazzo, sono arrabbiato nero!”
“Perché?”
“Bella figuraccia che mi hai fatto fare!”

Io?????????????????? E mo’ che ho fatto???? Comincio a ripassare tutte le minchiate che ho fatto nei giorni scorsi ma non trovo niente legata al lavoro. Rispondo timidamente: “Cos’è accaduto?”

“Eh, hai visto quelle pillole dimagranti che mi avevi consigliato, quelle che si gonfiano nella pancia e danno sazietà?”

“Eh???” ma che sta a di questo? Pillole dimagranti? Io ho consigliato lui? Ma chist’è scem!

“Io ti ho dato pure retta e me le sono comprate! 100€! Mica mi avevi detto che erano così care!”
“Io veramente non so di cosa sta parlando…”
“Se vabbè, mo’ me so riconjonito! Fatto sta che per dare retta a TE, quando l’ha scoperto la dietologa si è incazzata e mi ha fatto buttare tutto! Bei consigli che mi dai!”
“…ma io veramente…”
“Almeno spero che me l’hai consigliate perché ti ci sei trovata bene o non le hai usate nemmeno tu e mi hai testato come cavia!?!?”
“…”
“Allora? hanno funzionato con te le pillole???”
“…”
“Rispondi!!”
“…quali pillole???”


O ricoverate me o ricoverate lui. Una cosa è certa: uno dei due ha qualche serio problema.

lunedì 9 maggio 2011

Talk show!

Sigla: po po po poppoporò!

Presentatore: “Buonasera amici ascoltatori, benvenuti ad una nuova puntata di “MISTERI MISTERIOSI”! Il caso che affronteremo oggi è relativo alla morte del principe del terrore Obama. Abbiamo con noi in studio la tuttologa Dange, in collegamento dalla sua casa di …”
Dange: “E daje, possibile che voi giornalisti non riusciate a capire la sottile differenza che passa tra Osama e Obama?”
P: “Ehm, mi scusi… sa, la foga, ho sbagliato nome…”
D: “Direi che Lei ha sbagliato mestiere ma tant’è…Vediamo di capirci: Obama è quello bello abbronzato che si è preso un Nobel per la Pace sulla fiducia. Osama è quello, sempre abbronzato ma meno bello, che si è preso un Nobel per la Guerra sulla sfiducia ”
P: “Uhm…ok… veniamo a noi. Cosa pensa della morte del terrorista?”
D: “E’ una cazzata”
P: “ Pardon?”
D: “uff..secondo Lei, ammesso e non concesso che Osama Bin Laden rappresenti il simbolo del terrorismo degli ultimi anni, perché avrebbero dovuto disfarsi del corpo? Perché gettarlo in mare dove non verrà MAI ritrovato…”
P: “Non saprei…forse per disprezzo?”
D: “La prego, taccia se deve dire minchiate!”
P: “Ok…”
D: “Mettiamola così. Sono 10 anni che tentiamo inutilmente di prendere sto signore di mezz’età che, pur vivendo nel deserto in mezzo alle capre, è in grado di organizzare degli attentati ovunque gli aggrada ed è in grado di sfuggire a qualsiasi tentativo di cattura manco fosse Jarod il Camaleonte. Sebbene in possesso di tutte le apparecchiature più sofisticate e degli uomini più addestrati, noi non riusciamo nemmeno a localizzarlo – a posteriori, scopriremo che è sempre stato a casa sua – e per mesi interi ci viene più facile ipotizzare che sia sparito dalla faccia della terra piuttosto che ammettere che non abbiamo idea di dove sia. Pieni di quello spirito cristiano che tanto decantiamo,desiderosi di vendicarci dell’attentato alle Torri Gemelle e quelli a seguire, lo troviamo finalmente in casa sua, una stamberga senza nemmeno il riscaldamento, lo torturiamo e ammazziamo, la gente esulta e ci chiede le prove, e noi, invece di appenderlo per le palle a Ground Zero, lo buttiamo in mare dove non sarà mai ritrovato. In compenso permettiamo che girino su internet dei palesi fotomontaggi che minano la nostra credibilità. Non le sembra che qualcosa non quadri?”
P: “Beh, forse chi è a capo di tutto ciò non voleva che il corpo di Bin Laden fosse oggetto di scempio…”
D: “continuiamo a raccontarci favole o proviamo ad usare la logica?”
P: “Faccia lei…”
D: “Era una domanda retorica…”
P: “Ehm, mi scusi…”
D:”Se mi interrompe un’altra volta la accartoccio e la infilo dentro la telecamera”
P: “…”
D: “Io direi di fare un breve sunto della situazione:  tutto comincia con le cosiddette “missioni di pace” per salvare il mondo dalla dittatura dell’estremismo islamico. Per la precisione ci interessa salvare quella parte di mondo che possiede dei giacimenti petroliferi, un modo di conciliare l’utile al dilettevole.
Ci armiamo fino ai denti, arriviamo in terre non nostre e diciamo che siamo arrivati a portare democrazia, pace e leggi. Le nostre. Per citare Gianbattista Vico, diciamo che stiamo ripercorrendo la storia dei conquistadores e delle civiltà amerindie: o fai come dico io o ti scamazzo. Ora, se venisse uno a casa vostra dicendo che siete incivili e che lui sta li apposta per educarvi in cambio delle vostre proprietà, voi cosa fareste?
P: “Beh, io probabilmente mi inalbererei…”
D: “Io ti ci appenderei ad un albero… vabbè, diciamo che la risposta del mondo islamico, seppur non condivisibile nei modi, è di per se lecita. Insomma, quando Obama dice che giustizia è fatta, bisognerebbe ricordasse che abbiamo iniziato prima noi… Questo tanto per mettere i puntini sulle i… ma proseguiamo: il mondo islamico reagisce, scoppia una guerra e quant’altro consegue. Pare, e sottolineo pare, che gli attentati terroristici che ci sono stati in Europa e in America siano stati ideati e organizzati da un gruppo di estremisti islamici che, non si sa come, in un periodo in cui la sicurezza è stata ai massimi storici, sono riusciti a entrarci in casa, dirottare qualche aereo, piazzare qualche bomba e amenità varie.  Premesso che non si verrà mai a capo della verità e che lo scetticismo è il mio pane quotidiano, farò fede a quanto la storia ha riportato cercando di non farmi condizionare dai miei pensieri: dopo gli attentati è partita la corsa all’uomo e, tanto per cominciare, è aumentato il dispiego militare nei paese occupati. Credo si sia capita l’antifona.
Arriviamo a oggi. Sono stati feriti e uccisi centinaia dei nostri soldati in queste missioni di pace, altrettanti civili sono stati feriti e uccisi negli attentati terroristici, sia nelle nostre terre che in quelle occupate (ricordiamoci anche di loro!) eppure si parla di giustizia fatta ora che è stato ucciso un uomo. Un singolo uomo per un considerevole numero di altri individui. Questa è giustizia?
Al di là dell’opinabilità della legge del taglione, non esiste nemmeno equità in quel che si promulga.
E poi, voi ci credete veramente che sia morto?”
P:”Se così non fosse, perché mentire?”
D: “Facile. La gente è stanca, l’economia è in crisi, la politica si nutre di scandali e ripicche, occorreva un gesto che riportasse fiducia. Cosa c’è di meglio dell’aver tagliato la presunta testa del terrorismo islamico? Per rendere più credibile la storia ci parlano della sua casa, dei suoi video, di come sia andata. Che poi, basta riflettere un po’ che vengono fuori tanti perché…”
P: “Quali?”
D: “Beh, innanzi tutto: 1) se questo stava a casa sua perché non l’hanno preso prima?; 2) perché sto tizio si doveva far riprendere (da chi poi?) mentre imbacuccato in una coperta guardava un video? Che senso ha? perché mostrarsi decrepito invece che forte?; 3) perché eliminare il corpo? 4) e i fotomontaggi? E così via…”
P: “Quindi lei pensa che sia ancora vivo?”
D: “No, in realtà a me non interessa se sia vivo o meno. Per quel che ne so potrebbe benissimo essere uno spauracchio inventato solo per tenere vivo l’interesse della popolazione. Il fulcro del problema non è la persona in sé ma quello che rappresenta”
P: “Certo, il terrorismo islamico.”
D: “E del terrorismo dei nostri governi ne vogliamo parlare?”

domenica 8 maggio 2011

Post apotropaico

Carglass ripara, carglass sostituisce…
Scena: siete al telefono, in ritardassimo, vi avvicinate alla vostra auto e vi accorgete che qualcuno mi ha scheggiato il vetro. Seguono bestemmie in turco. Tra l'altro vi casca pure il cellulare e finisce in mille pezzi.

Da dietro un angolo spunta un tizio, con la fionda ancora in mano, che vi approccia: “Buongiorno!”
“Buongiorno un par di palle!”
“Trovarsi con il vetro rotto è una gran seccatura soprattutto se siete di fretta!”
“Cazzo te ridi???”
“Per caso abbiamo nel nostro furgone proprio il vetro della sua auto! Per caso possiamo sostituirglielo immediatamente!”
“Per caso la fionda  che hai in mano ha lanciato il sasso che ha rotto il mio vetro???”
“E’ un caso! Comunque grazie alla nostra tecnologia, la migliore per me (?), possiamo riparare subito il suo guasto e con poche decine di euro, grazie alla polizza cristalli, lei ne risparmia qualche centinaio!”
“Cazzo te ridi, che la polizza cristalli non ce l’ho”
“Noi consigliamo sempre la polizza cristalli, chiedere un mutuo per la riparazione sarebbe peggio!”

Altra scena:
Pensate che quella piccola scheggia sul vostro parabrezza sia innocua???? SBAGLIATE!!! Adesso vi mostriamo che percorrendo a 230Km/h un strada tutta buche e facendo un frontale con un muro la scheggiatura può esplodere all’improvviso! E allora cambiare il vetro potrebbe costarvi un pochino!


Noi non ve la stiamo tirando, però fate una polizza cristalli che è meglio!

Ecco, io la polizza cristalli non l'avevo: una volta mi hanno sfondato il lunotto posteriore con un sasso mentre ero nell’auto in movimento e la seconda volta un sassolino mi ha scheggiato il vetro anteriore. Capisco che la mia è sfiga ma pure la carglass (e società affini) me la tira parecchio!

martedì 3 maggio 2011

Stong stang (l'altro volto della felicità)

Gli occhi sono gonfi, scuri ed espressivi come palle da bowling, sottolineati da occhiaie così scure che sembrano uscite dall’ultima collezione di borse Prada; i capelli sono spaghetti di riso impazziti mentre il colorito della mia faccia vira amabilmente tra il color bianco uovo sodo e il color verde vomito. Per riprendermi dal tanto ridere ci vorranno lunghe sessioni di riabilitazione al grigiume.
Nonostante la mia forma splendida, da intendersi in confronto ad una salma stagionata, il cuore è attivo e in solluchero: se ripenso ai giorni scorsi un sorrisone mi parte dall’orecchio sinistro per approdare sotto l’orecchio destro, in un ghigno misto di gioia, sollievo e nostalgia. Ghigni del genere li vantiamo in pochi: io e lo Stregatto, tanto per dirne due.
Venerdì scorso, manco fossi stata catapultata improvvisamente in un programma di Raffaella Carrà, mi sono commossa quando una voce fuori campo ha urlato: “Terremoto*….è qui!!!!!!”.
Ora tacciamo che la voce fuori campo è quella che mi accompagna quotidianamente ed appartiene ad un omuncolo che abita nella mia testa e mi suggerisce tutte le cose cattivelle che mi vengono fuori ogni tanto…
Terremoto con generico interlocure
Dicevamo: era una notte buia e tempestosa - non è vero ma  serve a dare un po' di pathos -  quando mi trovai di fronte l’Ambra Garbatella (alias l’Ambra Jovinelli dei poveri) per assistere ad un match d’improvvisazione teatrale. Ero seduta compostamente su una panchina facendo smorfie e foto buffe con la bocca a culo di gallina per ampliare il mio album su Facebook dal nome “Pozzi Ginori Collection. Tutto procedeva benissimo e la panchina, seppur di plastica, sembrava reggere sotto il peso della mia cultura.
Ad un tratto le mie orecchie furono percosse da un “bla bla bla bla Ciiiiro bla bla bla bla bla Beeeea bla bla bla bla bla bla bla” e capii che era arrivata.
Alzai gli occhi e la vidi.
Li vidi.
Santosubito, Ciro e Beatrice
Lei, Terremoto*, degna del suo nome, scuoteva il mondo circostante con acuti degni di una cantante lirica. Parlava ininterrottamente – lei parla come gli altri respirano, sarà qualcosa di fisiologico, non c’è altra spiegazione - in quella bolgia di parole, il senso era assente ingiustificato.
Lui, il suo ammmore (chiamiamolo, a ragione, Santosubito*), camminava veloce, come se fuggisse. Nelle orecchie - l’ho scoperto! – invece dei tappi di cera usati dai compagni di Ulisse per resistere al canto delle Sirene, portava tutto un alveare. Il grado di insonorizzazione era pressoché totale. Credo che siano anni che ricorre a questi espedienti, non si spiegherebbe altrimenti perché Terremoto non sia già stata abbandonata in autostrada.
Loro, Ciro* e Beatrice*, due ragazzi carinissimi, simpatici, educati, così a modo che mi è venuto subito da chiedermi cosa ci facessero in giro con un brutto ceffo come la Terremoto* di cui sopra.
Tutti non desideravamo altro che lo spettacolo iniziasse così che Lei fosse costretta a tacere. Eccerto, come se bastasse così poco! Nel ridere generale, nei lanci di pantofole, garrulo si elevava il suo grido “Numero 77! Sei bravissimoooooooo” mentre i vetri attorno vibravano pericolosamente vicini alla risonanza. E così vennero le 2. Ci salutammo e ci dividemmo. Le mie orecchie continuarono a dolermi per le tre ore successive.
L’indomani appuntamento al Maxxi. Via del Pinturicchio. Ignorante come una capra e col senso dell’orientamento di un criceto nella ruota, sbagliai strada e arrivai con un’ora e mezzo di ritardo. La trovai seduta su una panchina ad ammorbare Ciro* che, appena ci vide, fatto il biglietto, si dileguò e mi passò la patata bollente. Per mia fortuna, nel museo, incantata dalle opere, tacque per il 75% del tempo. Il restante 25 finsi di non ascoltarla facendomi vedere assorta nelle opere che avevo di fronte. Apro e chiudo una parentesi che spero di ampliare quanto presto: l’arte moderna può piacere o meno. Io sono per il meno. Per lo più, mi sembra, che molti siano considerati artisti solo perché hanno avuto la fortuna di trovarsi al posto giusto, nel momento giusto, sotto le grazie della persona giusta. Diciamocelo, il mio armadio è pieno di stracci ma nessuno paga per venirlo a vedere. Tzè. Prendiamo “La venere degli stracci”, il pallore è quello, il culo a tre piazze pure…digiamogelo, sembro un'opera di Pistoletto. O di un pistola qualsiasi, che a volte anche un suffisso può fare la (in)differenza.
Io e il mio armadio qualche chilo fa
Torniamo a noi. Purtroppo, come tutte le cose belle, anche la giornata finì, non senza prima aver incontrato una donna fantastica e la sua magica famiglia. Quella di G.* è la famiglia dei sogni. Mi piace tutto: la casa, il marito, le figlie, i gatti. Avete presente il film “One hour photo”? Sì? Ecco, dimenticatelo. Non è il caso di sfociare nel genere drammatico, a noi, si sa, piace lo splatter! E quindi come non citare Terremoto*, in un bagno pubblico, intenta a domare un un’epistassi** violenta mentre con una mano premeva un fazzoletto sul naso e con l’altra digitava un sms… all'improvviso arriva una donna, la vede in difficoltà e candidamente domanda: “Serve aiuto???”
Terremoto*, con la sua classica foga, urla “No, tutto bene!” e in quel mentre un fiotto di sangue le parte dal naso e inzacchera il lavandino. Fosse entrata 5 minuti dopo, quella donna avrebbe potuto pensare di trovarsi sul set di C.S.I.
Tornata a casa il silenzio dava quasi fastidio. Mi sono stesa sul letto e ho sfogliato la memoria come un album di fotografie. Si è riso molto ma quel che mi è rimasto impresso maggiormente sono i sorrisi dolci dei nuovi amici, gli abbracci degli amici di sempre e un tempo beffardo che troppo spesso ci divide.
Rimane la stanchezza che ammorba le membra ma il cuore resta vivo e desideroso di un nuovo incontro.
Quando tornate???

* ogni riferimento a nomi, luoghi, nomi e città è puramente voluto
** dicasi epistassi grossa perdita di sangue dal naso causa sfuculiamento preliminare